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Da semina a raccolto: Il programma nutrizionale ideale per la cannabis

programma

La coltivazione della cannabis richiede una cura particolare, soprattutto quando si tratta di nutrizione. Un programma nutrizionale ben pianificato è essenziale per garantire che le piante crescano forti, sane e producano fiori di alta qualità. La cannabis, come tutte le piante, necessita di un equilibrio preciso di nutrienti durante le diverse fasi del suo ciclo di vita. Vediamo quali sono gli elementi fondamentali per un programma di nutrizione ideale e come gestirli per ottenere il massimo dalle piante di cannabis.

Scelta del substrato

Per quanto riguarda il substrato, le opzioni principali sono il terriccio oppure materiali naturali come lo sfagno e la fibra di cocco. Un’altra possibilità è la coltivazione idroponica, che avviene senza l’uso di terra, utilizzando materiali come lana di roccia o ghiaia. Se opti per il terriccio, dovrai scegliere tra un substrato inerte, come il Pro-Mix, o un “super terriccio” che contiene già i nutrienti necessari.

Una volta scelto il tipo di terreno, è il momento di selezionare i nutrienti. Le opzioni sono numerose, si consiglia un prodotto organico. Ricerca bene prima di decidere. Qualunque sia la tua scelta, segui sempre le indicazioni del produttore per il programma di concimazione.

Determinare la giusta quantità di nutrienti

Per ottenere una crescita rapida e rese elevate nella coltivazione della cannabis, è fondamentale integrare il terreno con minerali e micronutrienti. Tuttavia, il successo dipende dall’aggiunta delle giuste quantità. Una carenza di nutrienti può rallentare la crescita e ridurre la fioritura, mentre un eccesso può causare danni simili, come bruciature o tossicità.

Le piante di marijuana necessitano di un elevato apporto di azoto, soprattutto durante la fase vegetativa, oltre a fosforo, potassio, calcio, magnesio e zolfo. Inoltre, devono essere forniti anche micronutrienti, come zinco, ferro, manganese, molibdeno, cloro e cobalto, seppur in quantità minori.

Per determinare la giusta quantità di nutrienti nella soluzione d’irrigazione, si utilizzano strumenti per misurare il TDS (Total Dissolved Solids) o la CE (Conduttività Elettrica). Questi valori indicano la concentrazione di nutrienti disciolti nell’acqua.

  • TDS: Misura la quantità totale di minerali disciolti nell’acqua, espressa in parti per milione (ppm). Un TDS ideale per l’acqua domestica è inferiore a 100 ppm, ma può variare in base all’area. Il TDS aumenta con l’aggiunta di fertilizzanti e micronutrienti.
  • CE: Indica la capacità dei minerali disciolti di condurre elettricità, misurata in milliSiemens o microSiemens. Una CE più alta denota una maggiore concentrazione di nutrienti.

Per regolare il TDS e la CE, i coltivatori possono aggiungere acqua per ridurre la concentrazione di nutrienti o aggiungere più mix di nutrienti per aumentarla. È importante dosare correttamente i nutrienti commerciali, che sono altamente concentrati.

pH e assorbimento dei nutrienti

Il pH del terreno o del mezzo di coltivazione è un fattore cruciale che influenza l’assorbimento dei nutrienti. Per la cannabis coltivata in terra, un pH compreso tra 6.0 e 7.0 è generalmente ideale. Per l’idroponica, il pH dovrebbe essere mantenuto tra 5.5 e 6.5. Un pH al di fuori di questi intervalli può limitare l’assorbimento di nutrienti specifici, causando carenze anche quando i nutrienti sono presenti in quantità adeguate.

Evitare sovradosaggi e carenze

Un errore comune nella coltivazione della cannabis è il sovradosaggio di fertilizzanti, che può portare a un accumulo di sali nel terreno e a “burn”, ovvero bruciature dei nutrienti che danneggiano le foglie e le radici. È fondamentale seguire le indicazioni di dosaggio specifiche per ogni prodotto e monitorare regolarmente lo stato delle piante.

Le carenze nutrizionali, d’altra parte, si manifestano con sintomi specifici: foglie ingiallite possono indicare una carenza di azoto, mentre macchie marroni possono essere segni di una carenza di calcio o magnesio. Riconoscere questi segnali e correggerli tempestivamente è essenziale per mantenere la salute della pianta.

Irrigazione e nutrizione

L’irrigazione è strettamente collegata alla nutrizione delle piante. È importante non solo fornire l’acqua in modo adeguato, ma anche assicurarsi che l’acqua non sia troppo ricca di sali minerali, che possono alterare il pH o causare accumuli dannosi. Inoltre, l’acqua deve essere distribuita in modo uniforme per evitare aree di terreno troppo secche o troppo bagnate, che potrebbero compromettere l’assorbimento dei nutrienti.

Nutrienti essenziali per la cannabis

La cannabis, come altre piante, richiede macro e micronutrienti per crescere. I macronutrienti principali sono l’azoto (N), il fosforo (P) e il potassio (K), noti anche come NPK. Questi tre elementi giocano ruoli cruciali nel metabolismo delle piante e nella loro crescita:

  • Azoto (N): Fondamentale per la crescita vegetativa, l’azoto è un componente essenziale delle proteine e degli acidi nucleici. Supporta lo sviluppo delle foglie e degli steli, rendendo la pianta più robusta.
  • Fosforo (P): Cruciale per la fotosintesi e la produzione di energia, il fosforo è particolarmente importante durante la fase di fioritura. Aiuta la pianta a sviluppare radici forti e fiori di qualità.
  • Potassio (K): Importante per la regolazione dell’acqua nelle cellule e la sintesi delle proteine, il potassio contribuisce alla resistenza della pianta alle malattie e migliora la qualità generale del raccolto.

Oltre agli NPK, ci sono altri micronutrienti importanti, come calcio (Ca), magnesio (Mg), zolfo (S), ferro (Fe), zinco (Zn), rame (Cu), manganese (Mn) e boro (B). Anche se richiesti in quantità minori, questi nutrienti sono vitali per la salute della pianta.

Le fasi del ciclo di vita della cannabis e le esigenze nutrizionali

Fase Vegetativa

Settimana 1
Quando le piantine entrano nella fase vegetativa, è il momento di trapiantarle. Utilizzare un mix di terriccio pre-fertilizzato semplifica il processo. È consigliato scegliere un terriccio con buone proprietà di drenaggio e ritenzione idrica, possibilmente con un pH bilanciato per la cannabis, tra 6,0 e 6,5. Evitare terricci troppo fertilizzati o con nutrienti a rilascio lento, poiché aggiungere manualmente i nutrienti permette un controllo migliore. Durante questa settimana, le piantine si adattano alla luce, che dovrebbe essere fornita per 18 ore al giorno. Mantenere l’umidità al 70% e la temperatura tra 23-25°C di giorno e 18°C di notte. Le piante vanno spruzzate quotidianamente per mantenere l’umidità e annaffiate a giorni alterni con circa 250 ml d’acqua per pianta, evitando eccessi che potrebbero causare marciume radicale.

Settimana 2
Nella seconda settimana, tutte le luci di coltivazione devono essere accese e posizionate più vicino alle piante, a circa 50 cm di distanza. Continuare con 18 ore di luce al giorno, mantenendo temperatura e umidità invariati. Accendere il ventilatore per rafforzare i gambi delle piante. L’irrigazione dovrebbe essere aumentata a 500 ml per pianta a giorni alterni, iniziando anche a somministrare nutrienti ricchi di azoto, mantenendo il TDS a 500 ppm e la CE a 1,0.

Fase di fioritura:

Settimana 1
La fase di fioritura inizia riducendo le ore di luce a 12 al giorno e passando a lampade HPS. Queste lampade favoriscono la fioritura grazie alla luce rosata/arancione che emettono. Nella prima settimana di fioritura, usare metà delle lampade e mantenere una distanza di 50 cm dalle piante. Continuare con un fertilizzante ricco di azoto, aumentando l’acqua a 1 litro per pianta a giorni alterni. Mantenere il TDS a 600 ppm e la CE a 1,2. La temperatura deve essere 25°C di giorno e 18°C di notte, con un’umidità ridotta al 60%.

Settimana 2
Accendere tutte le lampade HPS e mantenere le piante a meno di 50 cm di distanza dalla luce. L’umidità deve restare al 60%, con temperature leggermente più alte: 26°C di giorno e 19°C di notte. Aumentare l’irrigazione a 2 litri per pianta a giorni alterni, mantenendo il TDS a 650 ppm e la CE a 1,3. Verso la fine della settimana, sciacquare il terreno per prepararlo alla settimana successiva.

Settimana 3
In questa fase iniziano a svilupparsi i fiori, richiedendo un aumento di fosforo. Passare a un fertilizzante per fioritura ad alto contenuto di fosforo. Regolare il TDS a 700 ppm e la CE a 1,4, mantenendo l’irrigazione a 2 litri per pianta. Durante questa settimana è essenziale identificare e rimuovere le piante maschili.

Settimana 4
Aumentare l’irrigazione a 2,5 litri per pianta a giorni alterni e la concentrazione dei nutrienti a 1,5 CE. Mantenere il livello di umidità al 50% e monitorare attentamente le piante per segni di infestazioni o malattie.

Settimana 5
Questa settimana le gemme crescono significativamente. Continuare con i programmi di luce, irrigazione e nutrienti. All’inizio della settimana, somministrare un fertilizzante con TDS a 800 ppm e CE a 1,6, ma verso la fine della settimana, utilizzare solo acqua a pH 6,5.

Settimana 6
Le piante ora necessitano di più potassio per la maturazione delle gemme. Utilizzare un booster di potassio, mantenendo il TDS a 850 ppm e la CE a 1,7. Ridurre l’umidità sotto il 40% per prevenire malattie e migliorare la circolazione dell’aria.

Settimana 7
Le gemme continuano a maturare e produrre resina. Ridurre la concentrazione di nutrienti a 750 ppm e CE a 1,5 in preparazione del raccolto. Mantenere temperatura e umidità come nella settimana precedente.

Settimana 8
Prima di iniziare la settimana, sciacquare il terreno e somministrare una soluzione nutritiva più debole con TDS a 250 ppm e CE a 0,5. Smettere di fertilizzare alcuni giorni prima del raccolto, utilizzando solo acqua naturale per preparare il terreno per il prossimo ciclo. Prestare attenzione al marciume delle gemme, mantenendo l’umidità bassa per prevenire questa malattia fungina

Conclusione

Un programma di nutrizione ben pianificato è essenziale per coltivare cannabis di alta qualità. Comprendere le esigenze nutrizionali della pianta nelle diverse fasi di crescita e adattare il regime fertilizzante di conseguenza permette di massimizzare il rendimento e la qualità del raccolto. Con la giusta attenzione ai dettagli e un approccio proattivo nella gestione dei nutrienti, i coltivatori possono assicurarsi che le loro piante di cannabis crescano sane, vigorose e produttive

Ottimizzare la crescita della cannabis con il trapianto

trapianto

Trapiantare la cannabis è una pratica cruciale per chi coltiva questa pianta, sia a scopo medicinale che ricreativo. Un trapianto ben eseguito può favorire una crescita rigogliosa e un raccolto abbondante, mentre un trapianto errato può rallentare lo sviluppo o addirittura danneggiare la pianta. Questa guida completa ti accompagnerà passo dopo passo nel processo di trapianto della cannabis, fornendoti consigli utili per massimizzare i risultati.

Perché trapiantare la cannabis?

Il trapianto è essenziale quando la pianta supera lo spazio disponibile nel contenitore in cui è stata inizialmente piantata. Una volta che le radici riempiono il vaso, diventano “ingabbiate” e lo spazio limitato ne impedisce l’ulteriore crescita. Questo fenomeno, noto come root bound, può rallentare lo sviluppo della pianta e compromettere la qualità del raccolto. Trapiantare la cannabis in un contenitore più grande permette alle radici di espandersi e alla pianta di crescere in modo ottimale.

Quando trapiantare la cannabis?

Il momento giusto per trapiantare la cannabis dipende dalla fase di crescita della pianta e dalle dimensioni del contenitore. Generalmente, si consiglia di effettuare il primo trapianto quando la piantina ha sviluppato almeno 4-5 serie di foglie vere, segno che le radici si sono sviluppate abbastanza da richiedere più spazio. Successivamente, un altro trapianto può essere necessario durante la fase vegetativa, quando la pianta cresce rapidamente.

Un segnale chiaro che indica la necessità di un trapianto è la presenza di radici che fuoriescono dai fori di drenaggio del vaso. Inoltre, se noti che la crescita della pianta rallenta senza motivo apparente, potrebbe essere un segnale che le radici sono troppo strette nel vaso attuale.

Come preparare la pianta e il nuovo vaso

Prima di trapiantare, è fondamentale preparare sia la pianta che il nuovo contenitore. Scegli un vaso più grande del precedente, preferibilmente con un buon sistema di drenaggio per evitare ristagni d’acqua. Un vaso di tessuto o in plastica con fori di drenaggio sul fondo è ideale. Riempi il vaso con un terriccio di alta qualità, preferibilmente specifico per la cannabis o per piante che richiedono un terreno ben aerato e ricco di nutrienti.

È importante bagnare leggermente il terreno nel nuovo vaso prima di eseguire il trapianto. Questo aiuterà le radici ad adattarsi più facilmente al nuovo ambiente.

Il processo di trapianto

Idratazione della pianta: Annaffia leggermente la pianta il giorno prima del trapianto. Questo aiuterà il substrato a rimanere compatto attorno alle radici durante il trasferimento, riducendo il rischio di danni.

Rimozione della pianta: Capovolgi delicatamente il vecchio vaso, sostenendo la base della pianta con la mano. Se il vaso è rigido, puoi premerlo leggermente ai lati per allentare il terreno e facilitare l’estrazione. La pianta dovrebbe uscire facilmente con tutto il panetto di radici e terreno.

Esame delle radici: Una volta estratta la pianta, esamina le radici. Se noti che sono avvolte attorno al panetto, scioglile delicatamente con le dita per favorire l’espansione nel nuovo vaso. Questo aiuta anche ad evitare il fenomeno del root bound.

Posizionamento nel nuovo vaso: Scava un buco nel terreno del nuovo vaso, sufficientemente profondo da accogliere tutto il panetto di radici. Posiziona la pianta al centro, assicurandoti che il livello del terreno sia lo stesso di quello del vaso precedente. Ricopri le radici con il terreno e pressa leggermente per stabilizzare la pianta.

Irrigazione post-trapianto: Dopo aver completato il trapianto, annaffia la pianta con attenzione. Evita di esagerare con l’acqua per non provocare stress idrico. È anche utile aggiungere un po’ di stimolatore per radici all’acqua di irrigazione, per aiutare la pianta a recuperare dallo stress del trapianto.

Cura della pianta dopo il trapianto

Dopo il trapianto, la pianta di cannabis potrebbe mostrare segni di stress, come foglie appassite o una crescita rallentata. Questo è normale e, con le giuste cure, la pianta si riprenderà rapidamente. Mantieni la pianta in un ambiente con una luce adeguata, evitando esposizioni troppo intense nei primi giorni dopo il trapianto. Continua a monitorare l’umidità del terreno e annaffia solo quando necessario.

Se la pianta sembra particolarmente stressata, puoi coprirla con un sacchetto di plastica trasparente per aumentare l’umidità, creando una sorta di mini-serra che aiuterà la pianta a riprendersi.

Errori comuni da evitare

Trapiantare troppo presto o troppo tardi: Se la pianta è troppo giovane, le radici potrebbero non essere abbastanza sviluppate per sopportare lo stress del trapianto. Se è troppo tardi, le radici potrebbero essere troppo intrecciate, complicando il trapianto e aumentando il rischio di danni.

Non allentare le radici: Se le radici sono aggrovigliate, è importante allentarle delicatamente prima di posizionare la pianta nel nuovo vaso. Questo permette alle radici di espandersi nel nuovo terreno.

Usare terriccio inadeguato: Il terreno è fondamentale per la salute della pianta. Utilizzare un terriccio povero o troppo compatto può limitare la crescita delle radici e impedire un buon drenaggio, portando a problemi di marciume radicale.

Conclusione

Il trapianto della cannabis è una fase delicata ma essenziale nella coltivazione. Con la giusta preparazione e attenzione, puoi garantire alla tua pianta le migliori condizioni per crescere sana e rigogliosa. Ricorda di osservare sempre la tua pianta, poiché ogni esemplare può reagire in modo diverso al trapianto. Con pazienza e cura, raccoglierai i frutti del tuo lavoro sotto forma di una pianta forte e produttiva

Perché la marijuana ti fa venire fame?

fame

La marijuana è nota per indurre un aumento dell’appetito, comunemente noto come “fame chimica”. Questo effetto è stato oggetto di numerosi studi scientifici che cercano di spiegare i meccanismi biologici e chimici alla base di questa reazione. Diversi fattori contribuiscono a questa stimolazione dell’appetito, che coinvolge principalmente il sistema endocannabinoide del corpo.

Il Sistema Endocannabinoide

Il sistema endocannabinoide è una rete di recettori e molecole endogene (endocannabinoidi) che giocano un ruolo cruciale nella regolazione di vari processi fisiologici, tra cui l’umore, la memoria, il dolore e l’appetito. I due recettori principali di questo sistema sono il CB1 e il CB2. La marijuana contiene fitocannabinoidi, come il THC (tetraidrocannabinolo), che possono legarsi a questi recettori, imitandone l’effetto.

Ruolo del THC

Il THC è il principale composto psicoattivo della marijuana. Quando viene consumato, il THC si lega ai recettori CB1 nel cervello. Questi recettori sono abbondanti in aree del cervello che regolano l’appetito, come l’ipotalamo. La stimolazione di questi recettori da parte del THC provoca una serie di reazioni chimiche che possono aumentare la sensazione di fame.

Iperstimolazione dell’ipotalamo

L’ipotalamo è una piccola regione del cervello che svolge un ruolo centrale nella regolazione dell’appetito e del metabolismo. Il THC stimola i neuroni ipotalamici che producono ormoni come la grelina, nota anche come “ormone della fame”. L’aumento della grelina nel sangue induce la sensazione di fame, portando una persona a desiderare cibo.

Alterazione della percezione sensoriale

Il THC non solo stimola l’appetito, ma altera anche la percezione sensoriale, inclusi il gusto e l’olfatto. Questo può rendere il cibo più appetitoso e gustoso. Studi hanno dimostrato che il THC può aumentare la sensibilità ai profumi e ai sapori, rendendo il cibo non solo più desiderabile ma anche più piacevole da consumare.

Effetto sul nucleus accumbens

Il nucleus accumbens è una parte del cervello associata alla ricompensa e al piacere. Quando il THC si lega ai recettori in quest’area, può aumentare la liberazione di dopamina, un neurotrasmettitore legato alla sensazione di piacere. Questo incremento della dopamina può intensificare la gratificazione derivata dal mangiare, incentivando ulteriormente il consumo di cibo.

Cambiamenti nei livelli di leptina

La leptina è un ormone prodotto dalle cellule adipose che aiuta a regolamentare l’appetito segnalando al cervello quando si è sazi. Alcuni studi suggeriscono che il THC può ridurre i livelli di leptina, attenuando il segnale di sazietà e inducendo una persona a mangiare di più, anche quando avrebbe normalmente smesso.

Fattori psicologici e comportamentali

Oltre agli effetti biologici, ci sono anche fattori psicologici e comportamentali che contribuiscono alla fame chimica. La marijuana può indurre rilassamento e ridurre l’ansia, rendendo più piacevole l’atto di mangiare. Inoltre, molte persone associano il consumo di marijuana a situazioni sociali che includono il consumo di cibo, come feste o riunioni informali, rinforzando il comportamento alimentare.

Alcuni suggerimenti per resistere alla tentazione di mangiare

Tieniti occupato
Occupare la mente, le mani o il corpo può aiutarti a evitare di abbuffarti. Tenendoti impegnato, riduci il desiderio di mangiare per noia o per falso appetito. Puoi giocare ai videogiochi, dedicarti all’arte, fare esercizio fisico o una passeggiata.

Mantieniti idratato
Se vuoi mantenere la tua linea ma non riesci a resistere alla voglia di mangiare, prova a bere acqua o bevande ipocaloriche. L’idratazione può aiutarti a evitare snack zuccherati o cibo spazzatura.

Preparati in anticipo
Se sei soggetto a attacchi di fame, preparati in anticipo. Fare esercizio fisico o mangiare qualcosa di sano prima di sentirti affamato può aiutarti a gestire meglio i segnali di fame. Se non riesci a resistere all’impulso di mangiare, riempi la tua dispensa con spuntini sani come frutta, verdura o altri alimenti nutrienti. In questo modo, manterrai la tua dieta e potrai goderti il cibo senza sensi di colpa.

Scegli un’altra varietà
Se tutto il resto fallisce, prova un ceppo di marijuana diverso. Evitando i ceppi noti per stimolare l’appetito, potresti ridurre la probabilità di esagerare con il cibo fin dall’inizio.

Conclusioni

In sintesi, la marijuana induce la fame attraverso una combinazione di stimolazione dei recettori endocannabinoidi, alterazione della percezione sensoriale e modifiche nei livelli ormonali. Questi effetti combinati rendono il cibo più desiderabile e il mangiare più piacevole, spiegando perché chi consuma marijuana tende a sentire un aumento dell’appetito. La comprensione di questi meccanismi non solo aiuta a spiegare un fenomeno comune, ma può anche offrire spunti per l’uso terapeutico della marijuana, ad esempio nel trattamento di disturbi alimentari o condizioni che causano perdita di appetito.

Massimizzare la potenza della cannabis: quando raccoglierla per risultati ottimali

raccolta

La coltivazione della cannabis è un’arte che richiede cura, attenzione e soprattutto il tempismo perfetto. La raccolta della cannabis al momento giusto è essenziale per ottenere il massimo della potenza dai fiori. Comprendere i segnali che indicano il momento ideale per la raccolta può fare la differenza tra un prodotto mediocre e uno eccezionale.

Conoscere il ciclo di vita della pianta

La cannabis passa attraverso varie fasi durante il suo ciclo di vita: germinazione, crescita vegetativa e fioritura. È durante la fase di fioritura che la pianta sviluppa i suoi preziosi fiori, ricchi di cannabinoidi come il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo). La fase di fioritura può durare da sei a sedici settimane, a seconda della varietà.

L’osservazione dei tricomi

Uno degli indicatori più affidabili per determinare il momento giusto della raccolta è l’osservazione dei tricomi, le piccole ghiandole resinose presenti sui fiori della cannabis. I tricomi producono e immagazzinano i cannabinoidi, e il loro aspetto può fornire preziose informazioni sulla maturità della pianta.

Utilizzando una lente d’ingrandimento o un microscopio tascabile, si possono osservare i tricomi da vicino. Inizialmente, i tricomi appaiono trasparenti. Con il tempo, diventano lattiginosi e infine di un colore ambrato. Per una potenza ottimale, molti coltivatori preferiscono raccogliere quando il 60-80% dei tricomi è lattiginosa e il resto che inizia a virare verso l’ambrato. Questo equilibrio indica che la pianta ha raggiunto il suo picco di THC.

Che aspetto hanno i tricomi acerbi?
I tricomi acerbi sono completamente trasparenti e non hanno ancora iniziato a produrre quantità significative di cannabinoidi e terpeni. Gli effetti derivanti dal consumo di questi tricomi sono ridotti, poiché non hanno avuto il tempo di maturare adeguatamente. Possono anche provocare un effetto meno calmante rispetto ai tricomi maturi. A questo stadio, i tricomi non hanno sviluppato la loro testa bulbosa e, visti al microscopio, assomigliano a piccoli peli.

Che aspetto hanno i tricomi maturi?
I tricomi maturi hanno un aspetto bianco torbido e sono ricchi di cannabinoidi e terpeni, che è ciò che desideriamo al momento della raccolta. In questa fase, hanno sviluppato la testa bulbosa e producono un effetto più cerebrale e psicotropo rispetto ai tricomi ambrati o marroni. Questo avviene perché i livelli di THC sono alti, anche se non ancora al massimo, mentre la produzione di CBD e CBN è ancora bassa.

Che aspetto hanno i tricomi troppo maturi?
I tricomi troppo maturi iniziano a diventare ambrati o marroni e hanno perso parte della loro potenza di THC, ma sono più ricchi di CBD e CBN. Gli effetti del consumo di questi tricomi sono più fisici e possono variare dal couch-lock alla sonnolenza. In questa fase, i tricomi potrebbero aver perso la maggior parte delle loro teste bulbose.

Aspetto dei pistilli

I pistilli sono i sottili filamenti che spuntano dai fiori di cannabis. Durante la maturazione, i pistilli cambiano colore, passando dal bianco al marrone o arancione scuro. Quando circa il 70-90% dei pistilli ha cambiato colore, la pianta è solitamente pronta per la raccolta. Tuttavia, basarsi solo sui pistilli può essere ingannevole, poiché fattori ambientali possono influenzare il loro aspetto.

Altri segnali di maturità

Oltre ai tricomi e ai pistilli, altri segnali possono indicare il momento giusto per la raccolta. Le foglie della pianta possono iniziare a ingiallire e morire, poiché la pianta dirige tutte le sue energie verso la maturazione dei fiori. Inoltre, il profumo della pianta diventa più intenso e pungente man mano che i cannabinoidi e i terpeni raggiungono la massima concentrazione.

Tempistiche in base alla varietà

Le diverse varietà di cannabis hanno tempi di maturazione diversi. Le varietà indica tendono a fiorire più rapidamente, solitamente in sei-otto settimane, mentre le sativa possono richiedere fino a sedici settimane per completare la fioritura. Gli ibridi, che combinano caratteristiche di entrambe, avranno tempi di fioritura variabili a seconda delle loro specifiche genetiche.

L’importanza della sperimentazione

Sebbene esistano linee guida generali, ogni coltivatore sviluppa la propria sensibilità e comprensione delle piante nel tempo. La sperimentazione e l’esperienza personale sono cruciali per perfezionare il tempismo della raccolta. Alcuni coltivatori potrebbero preferire un effetto più rilassante e quindi attendere che una maggiore percentuale di tricomi diventi ambrata. Altri potrebbero preferire un effetto più energizzante e quindi raccogliere un po’ prima.

Conclusione

La raccolta della cannabis per una potenza ottimale richiede un equilibrio di conoscenza, osservazione e intuizione. Monitorare attentamente i tricomi, osservare i pistilli e prestare attenzione ad altri segnali di maturità sono passi fondamentali per determinare il momento giusto. Con il tempo e l’esperienza, ogni coltivatore può imparare a riconoscere il momento perfetto per raccogliere, assicurando che i fiori di cannabis siano al massimo della loro potenza e qualità

F1, F2, S1… cosa significano per i semi di Cannabis?

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Nel mondo della coltivazione e dell’allevamento della cannabis, i termini S1, F1, F2 e altri simili sono fondamentali per comprendere le caratteristiche e le potenzialità dei semi che si stanno coltivando. Questi termini, spesso usati dai breeder (allevatori di piante) e dai coltivatori esperti, indicano diversi stadi e metodi di produzione dei semi, ognuno con proprie peculiarità e vantaggi.

Semi F1: Prima generazione ibrida

I semi F1 rappresentano la prima generazione di semi ibridi ottenuti incrociando due piante con genetiche completamente diverse. Questo processo di outbreeding comporta la selezione di due genitori stabili, uno maschio e una femmina, per assicurare che il polline del maschio possa fecondare efficacemente la femmina. I semi F1 sono particolarmente apprezzati per la loro stabilità genetica e per le caratteristiche superiori rispetto alle generazioni successive. Infatti, i semi F1 crescono circa il 25% più velocemente, diventano più grandi e sono più vigorosi, rendendoli molto ricercati dai breeder.

Semi F2: Seconda generazione

I semi F2 sono i semi della seconda generazione ottenuti dai semi F1. Quando i semi F1 vengono coltivati e incrociati tra loro, producono i semi F2. Questi semi mostrano una maggiore variabilità genetica rispetto ai semi F1, poiché la stabilità genetica diminuisce man mano che si prosegue con le generazioni successive. Tuttavia, i semi F2 possono ancora offrire piante di alta qualità e sono utilizzati per ulteriori esperimenti di breeding.

Semi S1: Auto-generazione

I semi S1, noti anche come semi “selfed” o auto-generati, derivano da un processo in cui una pianta femmina viene indotta a produrre polline attraverso un trattamento con ormoni o altre tecniche. Questo polline viene poi utilizzato per impollinare la stessa pianta femmina o un suo clone. I semi S1 non richiedono una pianta maschio, il che rende il processo di breeding più controllabile e predicibile. Tuttavia, produrre semi S1 è complesso e richiede molta attenzione anche da parte dei breeder più esperti. Anche i maschi possono essere auto-generati, ma il processo è altrettanto complicato.

L’Allevamento: Una questione di precisione e creatività

L’allevamento della cannabis può essere ancora più affascinante della semplice coltivazione, poiché offre la possibilità di creare varietà uniche che rispecchiano le preferenze personali del breeder. Tuttavia, è una pratica che richiede una comprensione approfondita della genetica e delle interazioni tra le piante.

Comprendere la Terminologia di Base

Per chi si avvicina al mondo dell’allevamento della cannabis, è cruciale iniziare comprendendo la terminologia di base come S1, F1 e F2. Questi termini non solo indicano i diversi stadi di sviluppo dei semi, ma anche le tecniche e le strategie utilizzate per ottenere piante con specifiche caratteristiche desiderabili. Con una solida conoscenza di questi concetti, i breeder possono intraprendere il viaggio affascinante e complesso verso la creazione di nuove e straordinarie varietà di cannabis.

Conclusione

I termini S1, F1, F2 e altri simili sono fondamentali per chiunque voglia comprendere e praticare l’allevamento della cannabis. Conoscere questi concetti permette di apprezzare meglio il processo di creazione di nuove varietà e di partecipare attivamente a questo affascinante campo. Che siate coltivatori alle prime armi o breeder esperti, la comprensione di questi termini è essenziale per il successo nel mondo della cannabis.

Qual è il miglior terriccio per le piante autofiorenti?

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Le piante di cannabis autofiorenti sono apprezzate dai coltivatori per la loro rapida crescita, dimensioni compatte e necessità ridotte di luce. Tuttavia, un elemento cruciale spesso trascurato è il terriccio. Un ambiente di coltivazione ottimale inizia con il terriccio giusto e le piante autofiorenti non fanno eccezione. Il terriccio migliore per le autofiorenti è leggero, arioso e ricco di materia organica.

Tipi di terriccio per piante autofiorenti

Suolo organico e Super soil

Il suolo organico è ricco di nutrienti derivati dalla decomposizione naturale di materia vegetale e animale. Ingredienti come humus di lombrico, compost e torba sono comunemente usati.

Il super suolo è una versione potenziata del suolo organico, arricchito con componenti come guano di pipistrello e farine di sangue e ossa, fornendo una base nutrizionale completa per le piante senza bisogno di fertilizzanti sintetici.

Suolo vivo

Il suolo vivo è un ecosistema autosufficiente che simula la natura in un vaso. Contiene batteri benefici, funghi e lombrichi che scompongono la materia organica in nutrienti disponibili per le piante. Additivi come cocco, perlite e vermiculite migliorano la ritenzione idrica e l’aerazione del suolo, creando un ambiente ideale per lo sviluppo delle radici.

Coltivazione outdoor

La cannabis autofiorente cresce bene sia indoor che outdoor, ma ogni ambiente ha le sue specifiche considerazioni. Coltivare all’aperto espone le piante alle variabilità climatiche, richiedendo quindi un mix di terriccio resistente e versatile per far sì che prosperino. Fattori come la frequenza dell’irrigazione, il drenaggio, l’intensità della luce solare, i parassiti e la fauna selvatica influenzano notevolmente la scelta del terriccio più adatto per la coltivazione outdoor.

Irrigazione e ritenzione idrica

Quando si coltivano autofiorenti all’aperto, è essenziale che il terriccio possa trattenere e gestire l’acqua in modo efficace. Questo è cruciale perché le autofiorenti hanno un sistema radicale compatto e un eccesso di acqua può causare marciume radicale e altri problemi.

Un mix di terriccio ben bilanciato deve trattenere la giusta quantità di acqua, sufficiente per le esigenze delle autofiorenti, senza però causare ristagni. Inoltre, il terriccio deve fornire i nutrienti essenziali per la crescita delle piante. Componenti come cocco, perlite e vermiculite sono fondamentali in questo contesto.

La fibra di cocco aumenta la ritenzione idrica, garantendo una costante disponibilità d’acqua per le autofiorenti. Perlite e vermiculite migliorano l’aerazione del terriccio, prevenendo ristagni e creando un ambiente favorevole per la crescita e la respirazione delle radici.

Un buon mix di terriccio aiuta anche a ridurre la frequenza delle annaffiature necessarie, un aspetto particolarmente utile nella coltivazione outdoor, dove è difficile controllare elementi naturali come pioggia ed evaporazione.

In sintesi, la giusta miscela di terriccio ottimizza la gestione dell’acqua, mantenendo le piante autofiorenti idratate, ben nutrite e libere da malattie radicali.

Coltivazione indoor

La situazione cambia notevolmente quando si passa alla coltivazione indoor. Questo metodo permette di controllare le variabili ambientali molto meglio rispetto alla coltivazione all’aperto. Tuttavia, la scelta del terriccio rimane fondamentale. Anche se fattori come la luce solare e i parassiti sono meno problematici indoor, l’importanza di selezionare il giusto mix di terriccio non può essere sottovalutata.

Coltivare indoor consente di regolare precisamente le condizioni di crescita per soddisfare le specifiche esigenze delle piante autofiorenti. Perciò, il terriccio deve essere scelto con cura per adattarsi a queste condizioni controllate. Il terriccio ideale per le autofiorenti coltivate al chiuso dovrebbe garantire un’eccellente ritenzione idrica, un buon drenaggio, un alto contenuto di nutrienti e una buona aerazione per mantenere le radici sane.

Elementi come fibra di cocco, perlite e vermiculite sono essenziali nelle miscele di terriccio per la coltivazione indoor. La fibra di cocco aiuta a mantenere l’acqua disponibile per le piante quando necessario, mentre la perlite e la vermiculite migliorano l’aerazione del terriccio e la gestione dell’acqua, favorendo la salute delle radici.

Inoltre, i terreni per la coltivazione indoor possono essere arricchiti con materiali organici come humus di lombrico, farina di ossa e guano di pipistrello per assicurare un apporto costante di nutrienti durante tutto il ciclo di vita delle piante autofiorenti.

In sintesi, il miglior terriccio per le autofiorenti, sia per la coltivazione indoor che outdoor, dipende da un equilibrio tra vari fattori, come la gestione dell’acqua, l’apporto di nutrienti e l’aerazione, oltre che dalle condizioni specifiche di crescita e dalle esigenze delle piante autofiorenti. Con il giusto mix di terriccio, le tue autofiorenti possono crescere rigogliose, producendo gemme potenti e aromatiche che riflettono la tua dedizione e competenza.

Nutrienti per piante autofiorenti

Le piante autofiorenti hanno bisogno di una dieta bilanciata di macronutrienti (azoto, fosforo e potassio) e micronutrienti (calcio, magnesio e ferro). L’azoto è cruciale nella fase vegetativa, mentre fosforo e potassio sono essenziali durante la fioritura. L’inclusione di materia organica come humus di vermi e guano di pipistrello può migliorare ulteriormente il contenuto nutrizionale del terriccio.

Conclusione

La scelta del terriccio giusto è fondamentale per il successo della coltivazione delle piante di cannabis autofiorenti. Terreni leggeri, ariosi e ricchi di materia organica, siano essi organici, super suoli o suoli vivi, sono ideali. Per le coltivazioni outdoor, è importante un terriccio che gestisca bene l’acqua. Per le coltivazioni indoor, il terriccio deve offrire una buona ritenzione idrica, drenaggio e aerazione. Infine, i nutrienti adeguati e il monitoraggio dei livelli di pH garantiranno piante rigogliose e produttive.

Che cos’è il metodo Sea of ​​Green?

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I coltivatori stanno sviluppando strategie sempre più ingegnose per ottimizzare spazio e tempo, uno dei metodi più efficaci per ottenere raccolti abbondanti in periodi di tempo più brevi è il metodo “Sea of Green” (SOG). In sostanza, il metodo SOG consiste nel coltivare molte piante di cannabis di dimensioni ridotte, strettamente posizionate in uno spazio di coltivazione, con una breve fase vegetativa di circa 10-14 giorni. Durante la fase di fioritura, queste piante formano una chioma densa e uniforme, simile a una giungla, da cui il nome “mare verde”. Questo approccio permette di avere raccolti più rapidi e frequenti.

Perché il “Sea of Green”

L’idea alla base del metodo Sea of Green è coltivare molte piante piccole in stretta prossimità, con una fase vegetativa breve. Anche se ogni singola pianta non produce molto, l’obiettivo è che la combinazione di molte piante di piccole-medie dimensioni fornisca una grande resa complessiva in un tempo ridotto.

Funzionamento del Metodo SOG

Poiché le piante se messe troppo vicine competono per lo spazio delle radici, è importante coltivarle in contenitori separati. La scelta dei contenitori dipende dalla dimensione dello spazio di coltivazione, ma i vasi quadrati da 4-6 litri sono i più comuni tra i coltivatori esperti di SOG. La forma quadrata permette di sistemarli facilmente in modo ordinato e il loro volume limita la crescita delle piante, influenzando proporzionalmente la resa. Idealmente, le piante dovrebbero essere distanziate ad 1-2 piante ogni 30cm².

Set-up di un giardino SOG

Ci sono due modi per impostare un giardino SOG: coltivare semi di cannabis o utilizzare cloni. L’uso di cloni richiede una pianta madre da cui prendere le talee, garantendo piante uniformi. Tuttavia, non tutti hanno accesso a piante madri o cloni, quindi l’alternativa è iniziare dai semi. Una volta scelto il metodo, e le piante hanno quasi completato la fase di piantina, è necessario decidere quanto tempo tenerle nella fase vegetativa. I coltivatori hanno diverse opinioni su quando passare al ciclo di luce 12/12; alcuni lo fanno subito dopo lo sviluppo delle prime foglie vere, mentre altri aspettano fino a due settimane per permettere alle radici di stabilizzarsi, specialmente nel caso dei cloni.

Gestione della fioritura

Una volta impostato il ciclo di luce a 12/12, le piante iniziano a crescere verso l’alto e verso l’esterno. Tuttavia, con lo spazio laterale limitato, la potatura diventa necessaria. L’obiettivo è sviluppare una cola principale per ogni pianta, rimuovendo i rami laterali per concentrare l’energia della pianta sulla produzione di gemme. Questo comporta meno potatura al momento del raccolto. Durante la fase di fioritura, le piante richiedono più attenzione rispetto ad altri metodi, rendendo il SOG leggermente più laborioso. Tuttavia, accelera significativamente l’intero processo, risparmiando tempo complessivo. Dopo la fioritura, il raccolto può essere avviato immediatamente, rendendo il metodo SOG particolarmente attraente per i coltivatori commerciali.

Il SOG aumenta il raccolto finale?

Poiché nel metodo Sea of ​​Green il periodo vegetativo è molto breve, le piante non hanno il tempo di crescere molto in altezza e rimarranno quindi naturalmente più basse rispetto ai metodi di coltivazione tradizionali. Tuttavia, il Sea of ​​Green si basa sulla quantità: la resa complessiva di ogni pianta sarà significativa. Dando priorità alla fase di fioritura rispetto a quella vegetativa, il giardino sarà composto principalmente da cime voluminose con poco fogliame. Questo porta a rese più pesanti e, se applicato a piante ad alta resa come Big Bud, i risultati possono essere ancora più produttivi.

È possibile utilizzare il metodo Sea of Green con le autofiorenti?

Le varietà autofiorenti hanno un ciclo di crescita determinato internamente che le fa fiorire automaticamente, il che significa che non puoi forzarle nella fase di fioritura con un programma di luce 12/12. In genere, le autofiorenti iniziano a fiorire circa 4 settimane dopo la germinazione. Poiché il metodo SOG si basa sull’accorciamento artificiale della fase vegetativa, le autofiorenti non sono ideali per questa tecnica. Tuttavia, è ancora possibile utilizzare il metodo SOG con le autofiorenti. Utilizzando vasi più piccoli, le autofiorenti rimarranno più basse e con meno ramificazioni laterali. In confronto, le piante di cannabis fotoperiodiche, che hanno lunghi periodi vegetativi, crescono molto più alte. Pertanto, le varietà indica pure a fioritura rapida o le varietà a predominanza indica sono più adatte per il metodo SOG.

Come conservare i semi di cannabis?

conserva

Conservare i semi di cannabis in modo appropriato è essenziale per mantenere la loro vitalità e garantire una buona germinazione quando si decide di piantarli. Di seguito, una guida su come conservare i semi di cannabis in modo efficace.

Scelta dei semi

Prima di tutto, è importante selezionare semi di alta qualità da una fonte affidabile. Semi di buona qualità hanno maggiori probabilità di mantenere la loro vitalità durante la conservazione.

Condizioni di conservazione ideali

Le condizioni ideali per conservare i semi di cannabis sono le seguenti:

Temperatura: I semi di cannabis devono essere conservati a una temperatura costante e fresca. L’ideale è mantenerli intorno ai 4-8 gradi Celsius, che è la temperatura di un normale frigorifero.

Umidità: L’umidità deve essere mantenuta bassa per evitare la formazione di muffe e la germinazione prematura. L’umidità relativa ideale è intorno al 5-9%. Utilizzare pacchetti disidratanti (come quelli al silice) può aiutare a mantenere l’ambiente asciutto.

Luce: I semi devono essere conservati al buio. La luce può degradare la qualità dei semi e ridurre la loro capacità di germinare.

Ossigeno: I semi possono rimanere vivi per molto tempo senza ossigeno e necessitano di ossigeno per germinare. È necessario quindi impedire che vengano a contatto con l’ossigeno.

Metodi di conservazione

Esistono diversi metodi per conservare i semi di cannabis, ognuno con i propri vantaggi.

Sacchetti di plastica sigillati: Utilizzare sacchetti di plastica a chiusura ermetica è un metodo semplice ed efficace. Assicurarsi che l’aria sia completamente espulsa prima di sigillare il sacchetto.

Contenitori ermetici: Contenitori in vetro o plastica con guarnizioni ermetiche sono ottimi per mantenere un ambiente stabile. Aggiungere un pacchetto disidratante all’interno del contenitore per controllare l’umidità.

Sacchetti di alluminio sottovuoto: Questi sacchetti offrono una protezione superiore contro l’umidità e la luce. Rimuovere l’aria prima di sigillarli è essenziale.

Conservazione a breve termine

Per una conservazione a breve termine, le migliori opzioni sono una credenza o il frigorifero. Una credenza fredda e buia è ideale, se è adatta per conservare le verdure a radice, sarà adeguata anche per i semi di marijuana. Il frigorifero è una buona alternativa, ma è fondamentale che il contenitore sia a prova di luce. Potresti voler mettere il contenitore in una borsa frigo per maggiore protezione e posizionarlo nella parte posteriore del frigorifero, dove solitamente c’è meno umidità e la temperatura è più stabile. Il cassetto per verdure è spesso il luogo migliore.

Conservazione a lungo termine

Le opinioni sulla conservazione a lungo termine variano. Alcuni ritengono che congelare i semi sia inadatto, mentre altri sostengono che sia accettabile se fatto correttamente. Se decidi di congelare i semi, utilizza un contenitore di plastica ermetico poiché i contenitori di vetro potrebbero rompersi e i normali sacchetti con chiusura lampo potrebbero non essere sufficienti. Servono sacchetti per congelatore ermetici adatti ed un agente essiccante per uso alimentare, entrambi acquistabili online.

Una volta congelati, i semi di marijuana dovrebbero rimanere congelati fino al momento dell’uso. Scongelali solo una volta, quando sei pronto a piantarli, e fallo lentamente, lasciandoli in un luogo buio a temperatura ambiente con un agente essiccante nel contenitore per mantenerli asciutti fino alla germinazione.

In alternativa, una credenza fredda e buia o un frigorifero possono essere utilizzati. I semi di marijuana possono spesso rimanere vitali in queste condizioni per fino a due anni.

Consigli

Evitare sbalzi di temperatura

Durante la conservazione, evitare di esporre i semi a sbalzi di temperatura. Passare frequentemente da temperature fredde a temperature calde può danneggiare i semi. Quando si prelevano i semi dal frigorifero, lasciarli acclimatare a temperatura ambiente prima di aprire il contenitore per evitare la condensazione.

Durata della conservazione

Se conservati correttamente, i semi di cannabis possono mantenere la loro vitalità per molti anni. Tuttavia, la capacità germinativa diminuisce gradualmente con il tempo. Per migliori risultati, si consiglia di utilizzare i semi entro 2-3 anni dalla conservazione.

Controllo periodico

Controllare periodicamente i semi per assicurarsi che non ci siano segni di muffa o danni. Questo è particolarmente importante se si conservano per periodi prolungati.

Quando e come cimare la cannabis per aumentare la resa

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Il topping della cannabis è una tecnica di allenamento ad alto stress (HST) che prevede la rimozione della parte superiore del gambo centrale principale. Questo processo elimina la dominanza dello stelo centrale, chiamata “dominanza apicale”, e promuove la crescita laterale. Senza la dominanza apicale, la pianta di cannabis concentra maggiormente la sua energia sui rami laterali più piccoli, sviluppando una struttura più ampia. Se combinato con il training a basso stress (LST), il topping permette di modellare le piante in modo che formino una chioma piatta.

Se non si rimuove la parte superiore del gambo principale, le piante di cannabis mantengono la dominanza apicale, indirizzando la maggior parte della loro energia verso lo stelo centrale, facendolo crescere più alto rispetto al resto della pianta. Questo è il motivo per cui, senza alcun allenamento, le piante di cannabis assumono la tipica forma di un albero di Natale.

All’aperto, dove il sole si muove da est a ovest, questa forma a “albero di Natale” è ideale per garantire una buona esposizione alla luce. Tuttavia, quando si coltiva indoor con una fonte di luce fissa, è necessario modificare la forma delle piante di cannabis per ottimizzare la distribuzione della luce, ed è qui che il topping diventa utile.

Quando dovresti cimare le piante di cannabis?

Le piante di cannabis sono fragili quando sono giovani e un eccesso di stress può danneggiarle gravemente o addirittura ucciderle. Pertanto, non dovresti cimare una pianta finché non ha raggiunto la fase vegetativa e non è sufficientemente robusta per sopportare questo intervento. Per determinare il momento giusto per cimare, conta il numero di nodi sulla pianta: dovrebbe averne almeno 4, ma è consigliabile aspettare fino a dopo il sesto nodo per maggiore sicurezza. A questo punto, la pianta sarà stabilmente nella fase vegetativa e in grado di gestire lo stress della cimatura.

Quando non dovresti cimare le piante di cannabis?

Il topping non è adatto a tutti i coltivatori, essendo una tecnica di allenamento ad alto stress. Alcuni preferiscono metodi meno invasivi, come il LST (Low Stress Training). La scelta di usare il topping dipende anche dal tipo di cannabis che stai coltivando e dalle condizioni in cui crescono le piante. Dunque, a quale tipo di coltivatori è più adatto il topping?

  1. Quando si coltivano alcune autofiorenti: È possibile cimare le varietà di cannabis autofiorenti, ma poiché la cimatura è una tecnica di allenamento ad alto stress (HST), le piante necessitano di un po’ di tempo per riprendersi. Le autofiorenti hanno fasi vegetative e di fioritura molto più brevi, quindi hanno meno tempo per recuperare. La cimatura può funzionare con le varietà autofiorenti sativa, che hanno tempi di crescita più lunghi, ma non dovrebbe essere eseguita su varietà autofiorenti con un breve ciclo di crescita. Per aumentare la resa delle autofiorenti in modo sicuro, si possono utilizzare tecniche a basso stress come SOG (Sea of Green) o ScrOG (Screen of Green).
  2. Se le piante sono stressate: Poiché la cimatura è una tecnica ad alto stress, non dovresti utilizzarla su piante che mostrano segni di stress o che non sembrano sane, perché questo peggiorerebbe la loro condizione.
  3. Quando sono vicine alla fase di fioritura: Per ottenere i migliori risultati, la cimatura dovrebbe essere eseguita durante la fase vegetativa iniziale, così le piante avranno il tempo di riprendersi e crescere prima della fioritura. Questo è particolarmente importante per i coltivatori outdoor, poiché una volta che il ciclo di luce inizia a cambiare, la pianta entrerà rapidamente nella fase di fioritura.

La cimatura aumenta la resa?

Quando eseguita correttamente su varietà di cannabis selezionate per produrre grandi quantità di cime, la cimatura può aumentare significativamente la resa. Questa tecnica permette di manipolare la forma della pianta e ottimizzare la distribuzione della luce, migliorando l’assorbimento della luce e la fotosintesi. Questo porta a uno sviluppo migliore delle gemme. Se combinata con tecniche di allenamento a basso stress (LST), la cimatura favorisce la crescita laterale, creando più siti di gemme grandi anziché una sola cola principale.

Quali sono i vantaggi della cimatura?

  • Aumenta la resa.
  • Permette il controllo sulla forma delle piante.
  • Riduce l’altezza delle piante.
  • Incrementa il numero di cole.
  • Ottimizza la distribuzione della luce e lo spazio di crescita.

Quali sono gli aspetti negativi della cimatura?

  • Sottopone la pianta a stress.
  • Può essere rischioso per le autofiorenti o le varietà a fioritura rapida.
  • È più adatta ai coltivatori esperti.

Quanto è stressante la cimatura?

La cimatura implica il taglio di una parte del fusto centrale principale, il che comporta un certo stress per la pianta. Tuttavia, se eseguita correttamente con forbici affilate, la pianta dovrebbe riprendersi completamente entro un paio di settimane. È consigliabile concedere almeno alcune settimane di recupero affinché la pianta possa stabilizzare i suoi nuovi steli prima di procedere con ulteriori potature.

È possibile cimare durante la fase di fioritura?

No. La cimatura è una tecnica di allenamento ad alto stress e non dovrebbe essere eseguita durante la fase di fioritura. In questa fase, la pianta dovrebbe concentrare tutta la sua energia sulla produzione di cime. Stressare la pianta in un momento così avanzato del suo ciclo vitale può arrestare lo sviluppo delle gemme fino al completo recupero.

Passo dopo passo come cimare una pianta di cannabis

Prima cimatura:

È consigliabile tagliare sopra il sesto nodo la prima volta che si cima una pianta. Questo assicura che ci siano abbastanza rami alla base per far diventare la pianta un cespuglio e che sia sufficientemente sviluppata per sopportare lo stress.

Scelta del nodo da tagliare:

Dopo la prima cimatura, puoi decidere quanti nodi tagliare sopra. Molti coltivatori scelgono di tagliare sopra il secondo o terzo nodo, ma dipende dalle tue preferenze e da quanto cespugliosa vuoi che diventi la pianta.

Procedura:

  1. Disinfetta un paio di forbici da potatura o una lama di rasoio per evitare infezioni nella pianta. L’alcol denaturato è sufficiente per sterilizzare lo strumento.
  2. Se necessario, affila lo strumento per garantire un taglio netto, minimizzando lo stress sulla pianta.
  3. Decidi dove tagliare: taglia sopra il nodo scelto. Dal punto di taglio si formeranno due nuovi steli, producendo più cime.

Recupero della pianta:

Dopo il topping, concedi alla pianta il tempo di riprendersi, che può richiedere diverse settimane. Durante questo periodo, la pianta guarirà e dirigerà la sua energia verso i nuovi steli. Solo dopo che la pianta si sarà stabilizzata potrai procedere con ulteriori cimature.

Il topping è uguale al fimming?

Il fimming è un’altra tecnica di allenamento ad alto stress (HST) con obiettivi simili al topping, ma con un approccio leggermente diverso. “Fim” sta per “Fuck I Missed” e si riferisce all’aspetto di una pianta subito dopo essere stata fimata. Invece di tagliare completamente la parte superiore dello stelo principale, nel fimming si rimuove solo il 75%. Ciò che rimane sembra una pianta di cannabis parzialmente cimata. Il restante 25% dello stelo appare come un piccolo ciuffo d’erba e da questo punto cresceranno quattro nuove cime, invece di un unico stelo principale.

Cosa sono e che fanno i terpeni nella cannabis?

terpeni

I terpeni sono composti organici naturali presenti in molte piante e sono responsabili degli aromi, dei sapori e anche di alcune proprietà terapeutiche. Questi composti volatili si trovano principalmente negli oli essenziali delle piante e giocano un ruolo fondamentale nella loro sopravvivenza, agendo come deterrenti per i predatori e come attrattori per gli impollinatori.

Oltre al loro utilizzo nel settore alimentare e cosmetico, i terpeni hanno anche un’importanza significativa nella medicina alternativa. Sono studiati per le loro potenziali proprietà terapeutiche, che includono effetti antinfiammatori, analgesici, ansiolitici e antibatterici. La ricerca continua a esplorare le varie applicazioni dei terpeni, rendendoli un campo di studio affascinante e in continua evoluzione.

Nella cannabis, i terpeni vengono prodotti dalle stesse ghiandole resinose che sintetizzano i cannabinoidi come il THC e il CBD. Di conseguenza, la loro concentrazione varia a seconda della varietà della pianta. Sebbene siano più abbondanti nei tricomi che ricoprono le infiorescenze, i terpeni sono presenti anche nelle foglie, negli steli e perfino nelle radici della pianta.

I terpeni nella cannabis svolgono un ruolo cruciale sia nella pianta stessa che nell’esperienza del consumatore. Questi composti aromatici influenzano l’odore e il sapore della cannabis, contribuendo a una vasta gamma di profili sensoriali che distinguono le diverse varietà. Tuttavia, il loro impatto va oltre le semplici proprietà organolettiche.

Cosa fanno i terpeni nella cannabis?

Modulazione degli effetti: I terpeni interagiscono con i cannabinoidi come il THC e il CBD in un fenomeno noto come “effetto entourage”. Questa sinergia può influenzare l’intensità e la qualità degli effetti psicoattivi e terapeutici della cannabis.

Benefici terapeutici: Alcuni terpeni hanno proprietà medicinali. Ad esempio, il linalolo ha effetti ansiolitici e sedativi, il beta-cariofillene possiede proprietà antinfiammatorie, e il pinene può migliorare la memoria e la concentrazione.

Esperienza sensoriale: I terpeni determinano il profilo aromatico e gustativo della cannabis, influenzando l’esperienza complessiva del consumatore. Aromi come quelli di agrumi, pino, spezie, e fiori sono tutti attribuibili a specifici terpeni.

I terpeni influenzano lo “sballo”?

Molto probabilmente sì. Sebbene l’idea dell'”effetto entourage” sia ancora una teoria, le ricerche finora sembrano supportarla. Anche se la maggior parte degli effetti della cannabis è attribuita ai cannabinoidi come il CBD e il THC, alcuni studi clinici hanno dimostrato che anche i terpeni possono influenzare il modo in cui questi composti agiscono su di noi.

Pur non essendo inebrianti di per sé, i terpeni sono considerati composti psicoattivi. Ciò significa che, anche se non producono effetti alteranti da soli, possono comunque influenzare gli effetti del THC e del CBD.

Diversi terpeni modulano gli effetti della cannabis in modi diversi, a seconda della loro combinazione in una particolare varietà. Ad esempio, il limonene è noto per indurre uno stato mentale più energizzante e positivo, mentre le varietà con predominanza di mircene tendono a promuovere il rilassamento e la calma. Allo stesso modo, le varietà ricche di pinene possono contribuire a una sensazione di tranquillità.

Terpeni principali della cannabis

  • Mircene: Con un aroma terroso, è molto comune nella cannabis. Contribuisce all’effetto “inchioda al divano” delle varietà indica, rendendole utili come sonniferi o rilassanti muscolari.
  • Beta-cariofillene: Ha un aroma speziato e funziona come antinfiammatorio, favorisce una sana digestione e migliora la guarigione delle ferite, legandosi direttamente ai recettori CB-2.
  • Limonene: Emana un profumo agrumato e offre effetti stimolanti, ideali per la produttività diurna. Può aiutare nel trattamento della depressione e dell’ansia.
  • Linalolo: Con un aroma floreale, è noto come il “terpene termale” per le sue proprietà rilassanti e calmanti. Può ridurre gli spasmi muscolari, alleviare il dolore e trattare l’ansia.
  • Pinene: Ha un aroma di pino e riduce l’infiammazione, migliora la memoria, agisce come antimicrobico e apre le vie respiratorie.
  • Umulene: Terroso e utile per le infiammazioni e il controllo del peso.
  • Terpinolene: Con un aroma fresco, può aiutare a inibire la crescita del tumore e avere effetti positivi sulle malattie cardiovascolari.
  • Alfa-bisabololo: Floreale, ha potenti proprietà antibatteriche e antiossidanti e può ridurre l’infiammazione della pelle.
  • Eucaliptolo: Emana un profumo di menta e ha proprietà antibatteriche, antimicotiche e repellenti per gli insetti. Può aiutare ad abbassare la pressione sanguigna.
  • Geraniolo: Floreale, può avere proprietà antimicrobiche, antiossidanti, antivirali e neuroprotettive. È un ottimo repellente per le zanzare.
  • Terpineolo: Floreale, è studiato per i suoi effetti antiossidanti, ansiolitici, antimalarici e sedativi.
  • Farnesene: Con un aroma aspro e fruttato, ha proprietà neuroprotettive e può aiutare a prevenire alcuni tipi di cancro.
  • Borneolo: Ha un aroma di menta e conferisce effetti antidolorifici e antinfiammatori.
  • Ocimene: Dolce ed erbaceo, ha proprietà antiossidanti, antimicrobiche e antitumorali.
  • Nerolidolo: Con un aroma legnoso, ha potenti proprietà antifungine, antiossidanti, antimicrobiche e antinfiammatorie.
  • Guaiolo: Ha un aroma di pino e può indurre l’apoptosi cellulare nei tumori polmonari.
  • Valencene: Agrumato, è rinomato per la sua capacità di respingere gli insetti, ridurre l’infiammazione e combattere il cancro della pelle.
  • Delta-3 Carene: Ha un aroma di pino, limone e muschio e può aiutare con condizioni neuropatiche come la fibromialgia e il morbo di Alzheimer, oltre a favorire la guarigione delle ossa rotte.
  • Fitolo: Floreale, può essere utile per alleviare il dolore, ridurre lo stress e promuovere un sonno sano.
  • Sabinene: Terroso, speziato e pepato, può favorire la digestione, alleviare l’artrite, calmare le condizioni della pelle e prevenire l’atrofia muscolare.
  • Phellandrene: Ha un aroma mentolato e agrumato, e può essere utile per problemi digestivi, depressione e dolore neuropatico.
  • Fenchol: Legnoso e agrumato, presente nel finocchio, è spesso usato nei profumi e contribuisce al profilo aromatico della cannabis.
  • Mentolo: Ha un profumo di menta e può aiutare a uccidere i batteri e ridurre l’infiammazione.
  • Terpinene: Con un aroma terroso simile al pino, può avere potenziali proprietà antitumorali e contribuisce al sapore della cannabis.

I terpeni posso comportare effetti collaterali?

Come molti composti ingeribili, anche i terpeni possono comportare alcuni effetti collaterali negativi. Tuttavia, alle concentrazioni presenti nella cannabis, questi effetti non sono generalmente motivo di preoccupazione. Per sperimentare eventuali effetti collaterali, bisognerebbe consumare quantità molto elevate di terpeni.

La principale preoccupazione riguarda le reazioni allergiche, poiché alcune persone possono essere sensibili a determinati terpeni quando inalati. I sintomi possono includere prurito agli occhi o alla pelle e mal di gola. Alcune persone segnalano anche mal di testa dopo aver consumato terpeni, ma ciò potrebbe essere dovuto alla sensibilità individuale. Fortunatamente, tali reazioni sono rare e di solito piuttosto lievi.

I benefici medici dei terpeni

La ricerca in corso suggerisce che i terpeni, sebbene non così noti come i cannabinoidi, potrebbero avere significativi benefici terapeutici. Ecco un riassunto dei principali vantaggi:

Miglioramento dell’umore

  • Linalolo: Potenziali effetti antidepressivi agendo su vari sistemi del corpo.
  • Limonene: Riduce i marcatori di ansia, promuovendo la calma attraverso l’aumento del rilascio di GABA.
  • β-cariofillene: Interagisce con il recettore CB2 del sistema endocannabinoide, riducendo lo stress e i comportamenti depressivi.

Proprietà antivirali

  • Myrtol: Composto da alfa-pinene, limonene e cineolo, ha mostrato efficacia nel ridurre i sintomi della bronchite acuta.

Proprietà antimicrobiche

  • Azione antibatterica: Molti terpeni possono inibire processi cruciali per la sopravvivenza microbica, mostrando potenziale contro infezioni resistenti agli antibiotici.

Proprietà antidepressive

  • Terpineolo e Linalolo: Hanno dimostrato effetti antidepressivi, agendo attraverso il sistema cannabinoide e bloccando recettori specifici.

Sollievo dall’ansia

  • Pinene e Linalolo: Combinazione efficace per controllare sintomi di ansia, dolore infiammatorio e neuropatico, deterioramento cognitivo, insonnia e depressione.

Sollievo dal dolore

  • Alfa-umulene, geraniolo, linalolo e beta-pinene: Emulano gli effetti dei cannabinoidi nella riduzione del dolore, effetto amplificato in presenza di CBD e THC.